di Flavio Galizzi

Un'escursione sulle Orobie bergamasche e l’incontro con questo bellissimo roditore è assicurato. Ovviamente solo se la gita è stata programmata nel periodo estivo, perché d’inverno la marmotta va in letargo nei suoi rifugi sotterranei, in colonie anche numerose, al riparo dalle inclemenze del tempo e dal gelo. Questo simpatico roditore in pelliccia ha come habitat tipico le praterie alpine delle alte quote; lassù lo incontriamo sui pascoli, oltre i 1400 metri d’altitudine, dove trova tutto quanto gli necessita per sopravvivere. Si tratta di un mammifero assai specializzato, ben adattato alla vita spartana tipica dell’alta montagna. La sua alimentazione è a base quasi esclusivamente di erbe e altri vegetali, anche se non è raro vederlo cibarsi di grossi insetti, come coleotteri e cavallette, e persino di uova di uccelli e nidiacei; si tratta ovviamente di situazioni limite, in quanto sempre di un erbivoro si tratta. Questo diffuso roditore svolge all’interno della catena alimentare dell’ambiente alpino un importantissimo ruolo a favore dell’Aquila reale, il più importante rapace diurno presente sulle nostre Orobie. Il successo riproduttivo di questo splendido rapace è infatti legato alla presenza della marmotta e alla sua diffusione sull'intero territorio, in quanto rappresenta, durante il periodo riproduttivo, quasi il 90% della dieta dei piccoli e degli adulti. Se vogliamo fare una considerazione utilitaristica, possiamo addirittura dire che la presenza diffusa della marmotta, considerato che sulle Orobie si riproducono diverse copie di Aquile, e la sua facilità di essere predata, costituisce un indice di protezione per le altre possibili prede di questo rapace, in particolare per i tetraonidi e le lepri, facendo sì che l’azione di caccia si concentri principalmente su questa specie.


La Marmotta

Le prime reintroduzioni di questo mammifero nelle Orobie vanno fatte risalire ad interventi sperimentali effettuati da alcuni cacciatori cacciatori della Valle Brembana. Questi, in accordo con gli organi responsabili provinciali, dopo aver determinato che la marmotta era già presente sulle Orobie bergamasche fino alla fine dell’800, liberarono una colonia di 13 esemplari a cavallo dei comuni di Cusio, Santa Brigida ed Averara. I capi provenivano dalla Valle d’Aosta e ben presto si adattarono perfettamente al nostro ambiente, iniziando un primo e significativo irradiamento sul territorio. Precedentemente erano già stai fatti tentativi di reintroduzione, ma i nuclei immessi, forse perché di pochi esemplari, non riuscirono ad ambientarsi. Da allora, ed eravamo esattamente nel 1963, l’espansione è stata in costante aumento, tanto che negli anni scorsi, con un progetto specifico al quale ha collaborato la Provincia di Bergamo, si è potuto prelevarne alcune coppie per introdurle nei territori montani della provincia di Brescia, dove non erano presenti. La vita della marmotta è una vita dura, sempre esposta ai pericoli della predazione, alle inclemenze del tempo e alla frugalità del cibo dei pascoli montani. Nonostante ciò tutti i territori delle Orobie, fatta eccezione per i versanti rivolti a nord, hanno offerto alla specie ottime opportunità di insediamento, e le colonie presenti godono ottima salute.

Come tutte le specie in espansione devono essere in ogni caso tenute sotto controllo, in quanto un eccessivo incremento, situazione comune a tutte le popolazioni di erbivori, potrebbe nuocere alla specie stessa ed innescare meccanismi di sovraesposizione alle malattie, con conseguente contrazioni improvvise della popolazione, causando così danni all’ecosistema. Le marmotte vivono generalmente in quartieri estivi e quartieri invernali. Nel corso del lungo letargo, che ha inizio generalmente tra la fine di settembre e la prima decade di ottobre e si protrae fino a fine marzo - inizio aprile, esse arrivano a perdere anche metà del loro peso corporeo, che normalmente varia da 4 a 8 chili. D’estate nelle gallerie troviamo le femmine con i piccoli, spesso con altri giovani di uno o due anni, il che fa ritenere che le gravidanze si alternino ogni due anni. Nelle grosse colonie spesso i rifugi dei nuclei familiari sono collegati tra loro; in fondo ai cunicoli, che possono essere lunghi da tre a dieci metri ed oltre, si trova una “camera” abbastanza ampia, a volte anche più di una, con fieno e paglia che fungono da lettiera e da covo per i piccoli. La maturità sessuale è raggiunta al terzo o quarto anno, e gli amori si collocano a fine aprile - inizio maggio, appena terminato il letargo. Al termine della gestazione, che dura circa 34 giorni, nascono generalmente 2/3 piccoli, che prenderanno il latte per circa un mese e mezzo, ma che rimarranno con la madre fino a due anni. Giocosi e sempre in movimento i piccoli sono un vero spettacolo quando si rincorrono, ruzzolano e mimano lotte e sfide a suon di spintoni e morsi.
La Marmotta
La Marmotta


A sorvegliare le colonie c’è sempre una sentinella, ben eretta e attenta ad ogni pericolo, specialmente se proviene dal cielo. Un fischio di allarme e la colonia scompare all'unisono dentro i rifugi, approfittando dell'entrata più vicina. Sia a primavera che verso metà settembre possiamo osservare tra le marmotte un'attività molto intensa, quando si apprestano a sistemare, in vista delle nascite o del lungo letargo, i loro rifugi, con un andirivieni affrettato e continuo, portando in bocca, a mo' di baffoni che ricordano le caricature ottocentesche, fieno e paglia per l’allestimento del covo. Sentinelle delle nostre Alpi, sono molto amate da tutti gli escursionisti.



di Flavio Galizzi tratto dall'Annuario C.A.I. alta Valle Brembana



C.A.I. alta Valle Brembana