Galaverna spettacolo antico e dono della natura
di Roberto Regazzoni

La conversione di un nome dal latino o dai dialetti antichi non sempre gli conserva la giusta affinità e correlazione visiva. Suona quindi abbastanza aspro e sgraziato il termine galaverna, e alla nostra mente non rende a sufficienza lo splendore di questo tipico fenomeno invernale. Derivato probabilmente da nebbia (il "cala" di "calìgo") che gela (da "hibernus"), affiancato da un sinonimo diventato ormai piuttosto raro nell'uso corrente (la "calabrosa"), e indicato nel nostro attuale dialetto bergamasco anche come "grisèra", definisce quelle splendide formazioni aeree di cristalli di ghiaccio depositato, che possiamo incontrare d'inverno nella Natura in concomitanza con particolari situazioni meteorologiche. La foto che vi presentiamo arriva dalla montagna (è stata presa a circa 1700 mt di quota, in Val Terzera, dietro il Monte Cavallo ed il Passo di S.Simone, verso Mezzoldo), ma il fenomeno è ugualmente conosciuto anche in pianura.

Accade tutte le volte che una formazione nebbiosa stratificata, entrata nel campo del sottozero (per un suolo che si raffredda di notte per irraggiamento o entrando in contrasto in quota con un altro strato di aria più fredda), riesce a trasformare in microscopici aghetti di ghiaccio le minuscole goccioline di vapore sospeso che la compongono. Il lento movimento di questo strato nebbioso (che così costituito è ben visibile e a volte riflette anche nella luce dei fari delle auto), sfiorando superfici od oggetti freddi esposti, deposita ed accresce progressivamente su di loro questa polvere di ghiaccio, iniziando a creare formazioni geometriche e cristalli di una bellezza singolare, con dimensioni a volte anche notevoli.

La base di accumulo è la più strana e varia: si va dai fili d'erba più alti, ai rami più esterni degli alberi, ai fili stesi ed alle linee aeree dell'alta tensione, alle rocce sporgenti, alle croci di vetta, alla barba medesima ed ai capelli ed alle sopracciglia dell'escursionista che magari transita in mezzo a questa fredda nebbia. Se la ventilazione è debole, questo accrescimento è regolare, ed i cristalli sono di notevole bellezza e simmetria, molto simile alla logica dell'esagono che genera il fiocco di neve nelle nubi. Se lo strato è in movimento sostenuto, come può succedere col vento alle quote montane più alte, il deposito è più irregolare, e crea sugli oggetti formazioni di ghiaccio ugualmente vistose, ma di forma appuntita irregolare, di un colore bianco più opaco, di solito sottovento alla direzione di arrivo della nebbia. La comparsa della galaverna è indice di tempo stabile, e accompagna sulle Orobie i periodi invernali con prolungato soleggiamento, temperature basse a tutte le quote, assenza di precipitazioni e sbalzi climatici giornalieri modesti.



Galaverna in Valterzera (Mezzoldo)


E' ovvio che basterà un leggero rialzo di temperatura diurna a intiepidire l'atmosfera e a sciogliere questi cristalli fragili. Oppure una nuova nevicata a ricoprirli ed annullarli nel fiocco di neve. In chi ha la fortuna di transitare, di solito nel primo mattino, attraverso questo spettacolo della Natura, rimane sempre una sensazione di paesaggio da fiaba, dal sapore antico, che non si vorrebbe mai rovinare. Il passo medesimo, in questa specie di "foresta incantata" diventa rispettoso anche del semplice rametto che pende, si vorrebbe che la perfezione creata dalla Natura su rami ed oggetti rimanesse il più a lungo possibile. Nelle escursioni dell'inverno abbiamo in diverse occasioni l'emozione di incontrare la galaverna. E di muoverci in questo ambiente nuovo ed irreale, a piedi o con gli sci e le pelli, per sbucare poi dalla nebbia gelata, in alto sopra lo strato, arrivati ad un panorama improvvisamente grandioso, con cielo limpido, sole splendente e le cime più alte delle nostre Orobie che emergono intorno a noi come isole. Confessiamo di provare a volte, in queste nostre situazioni, un ulteriore, sottile, egoistico piacere. Immaginando che mentre viviamo tutto questo, un migliaio di metri più in basso, chi abbiamo lasciato a casa ci pensa magari immersi nel suo stesso cittadino e domestico grigiore….!


Tratto dall'Annuario C.A.I. alta Valle Brembana


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