di Don Giulio Gabanelli

E' stato istituito dal 1985 nella sede dell'ex Giudicatura, tra lo scalone della parrocchiale e la Via Umberto I che si dirama dalla Piazza Garibaldi, detta localmente il Ghetto che apparteneva anticamente al vetusto castello di Zogno sui ruderi del quale, all'inizio del quattrocento, venne edificata la Chiesa di S. Lorenzo M. La casa della Giudicatura venne acquistata nel 1963 dal parroco Mons. Giuseppe Speranza dalla famiglia Musitelli, ultima proprietaria, per riporvi gli arredi sacri anche se provvisoriamente continuava a essere abitata da inquilini che, dichiarata pericolante la casa dall'autorità comunale, si trasferirono altrove. La parrocchia dovette quindi provvedere con sollecitudine, dato il pericolo, al restauro riportandola così allo stile originale, e adattandola a contenitore per l'istituendo museo di S. Lorenzo. Ciò avvenne dal 1980 al 1985. La fondazione del museo mirava ad ottenere un duplice scopo: innanzitutto la conservazione degli arredi sacri caduti in disuso in seguito alla riforma liturgica del Concilio applicata radicalmente, purtroppo, e in secondo luogo la dimostrazione, attraverso un'esposizione di carattere celebrativo, di come ai tempi, cioè prima della riforma, avvenivano le celebrazioni dei sacri riti, senza trascurare nel contempo l'aspetto importante delle devozioni della pietà popolare. Il materiale esposto, d'arte sacra, di arredi liturgici, di oggetti devozionali, ecc., proviene esclusivamente dalla parrocchia di Zogno e, soprattutto dalla raccolta di don Giulio Gabanelli, fatta qualche rara eccezione, come i resti delle ancone lignee dell'antica Chiesa di S. Maria in Gerosa.

La distribuzione del materiale è avvenuta sinora nello spazio di tre piani della suddetta casa a cui si è aggiunta pure una sala, detta Priula, in cui sono esposti dipinti e mobili. Sono state allestite diverse vetrine ciascuna secondo una tematica sempre di carattere religioso per illustrare i fatti della Redenzione operati da Cristo e celebrati dalla Chiesa nella liturgia. Al piano d'ingresso o intermedio: la prima vetrina che s'incontra è dedicata al tema dell'incarnazione, o meglio alla trascendenza di Cristo considerato fisicamente nel Bambino del Natale, misticamente nell'Eucarestia e cosmicamente nel trionfo dell'Agnello in cielo attorniato dalle schiere angeliche. (Ap 5, 11 e ss.). altra vetrina è dedicata alla Vergine Maria col Bambino e ai Santi Fondatori della Chiesa locale. S. Ambrogio, S. Agostino, S. Narno e S. Carlo Borromeo, padre della Riforma tridentina per la Lombardia.

Segue altra vetrina ancora, detta del Calvario, in cui figura il Cristo crocifisso al centro con ai lati la Vergine Maria e S. Giovanni Evangelista, il Padreterno al di sopra domina la scena, sono tutte sculture lignee policromi del tre-quattrocento. Una quarta vetrina rappresenta la Messa Grande di S. Lorenzo così come veniva celebrata ai tempi con paramento di velluto rosso riccamente lavorato in oro e sete policromi in cui vengono raffigurate teorie di santi, opera quattrocentesca di grande valore. L'ultima vetrina conserva un'esposizione di pizzi antichi e preziosi come i manichini del rocchetto di S. Carlo Borromeo eseguiti in filo d'oro e punto rinascimento-milanese. Da non dimenticare la vetrinetta del martirio di S. Lorenzo, titolare della parrocchia e del museo, cinquecentesca, realizzata in legno policromo e riposta su canterano lombardo. Al piano superiore: abbiamo la vetrina del Viatico o dei Sacramenti allestita in maniera da rappresentare con delle figure e dei simboli sia i sacramenti e in particolare la processione del S. Viatico come si recava ai tempi ai malati e ai moribondi, figura della Chiesa Pellegrina sempre in cammino dalla terra verso il cielo. Vi figurano paramenti riccamente ornati, eseguiti dal cinquecento all'ottocento. Segue poi la vetrina del S. Rosario con al centro la B.V col Bambino intronizzata e sorretta da due angeli, sculture settecentesche in legno policromo, e attorno i 15 Misteri del S. Rosario dipinti su tondi cinquecenteschi di cui cinque gaudiosi, cinque dolorosi e cinque gloriosi.

Di seguito c'è una vetrina in cui sono esposti paramenti liturgici antichi riccamente lavorati con oro e sete policromi, pianete e tunicelle coi rispettivi camici adornati di pizzi preziosi. Vi figurano anche le bandelle settecentesche in broccato dell'antico baldacchino della parrocchiale usato per le processioni del Corpus Domini. Abbiamo poi la vetrina del Funerale con al centro la scultura seicentesca in olivo del Cristo Risorto e attorno un ricco paramento in raso di seta nera ricamato in argento mentre alle pareti sono esposti tre stupendi stendardi delle confraternite maschili e femminili del S.mo Sacramento che venivano portati solennemente nelle processioni. Da ultimo, una vetrina centrale mostra una raccolta di ricchi arredi sacri per lo più caduti in disuso come i manipoli, i veli, le borse per il corporale, i conopei e i porta messale o lezionario. Al piano inferiore: una vetrina centrale conserva sculture lignee policromi, antiche, della B.V col Bambino e dei Santi Antonio Abate o del Fuoco, Rocco col cane, Bernardo, S. Luigi Gonzaga e di due angeli con vari oggetti tra cui tre stupendi elemosinieri cinquecenteschi e un paradisino barocco con pisside coeva.

altra vetrina, ancora centrale, custodisce una serie di piviali di vario colore in seta, broccati riccamente lavorati in oro e sete policromi di cui uno del cinquecento, un altro del seicento e altri del sette-ottocento con stole e una mitra rossa gemmata.

Sono poi disseminate attorno alle pareti oltre una dozzina di vetrinette dedicate ciascuna a vari e innumerevoli oggetti devozionali della pietà popolare come: rosari, immaginette, medagliette, medaglioni delle confraternite, piccoli e medi crocifissi, scapolari, piccole acquasantiere, reliquie, paci, piccole sculture, coppi incisi e anche qualche stoffa preziosa. Non mancano i cilici e gli strumenti di penitenza usati ai tempi dalle suore dì clausura del locale convento di S. Maria. Il museo annovera un centinaio dì dipinti: affreschi, tavole, tele di ogni dimensione. Gli autori più importanti da ricordare sono : Palma il Vecchio e Palma il Giovane, Giovan Battista Cavagna, Carlo Ceresa, Pietro Ronzelli, Antonio Cifrondi, Antonio Boselli, Camillo Procaccini, Giuseppe Pianca, Francesco Appiani, Gavasio di Poscante, Giambattista Piazzetta, e molti altri come il Cotta, l'Orelli, lo Zambelli ecc.

Il museo conserva pure una raccolta di campane antiche dal cinquecento all'ottocento. Possiede anche un orologio da torre datato 1756 e firmato "Opus Miraguli". Annovera inoltre varie sculture tra cui opere insigni di Meli. Figurano ancora diverse pietre antiche fra cui un Idolo Solare Celtico, ferri antichi preziosi e mobili: inginocchiatoi, balaustre, cassapanche, poltrone e sedie fratine, banchi, scrivanie e librerie, ecc ... Nelle sale dell'ex casa del Curato, a livello del sagrato, c'è un'esposizione dì opere moderne, tra cui dipinti dello scultore Piero Brolis, un capolavoro di Giannettino Fieschi raffigurante la morte di Papa Giovanni XXIII, altri dipinti di Rachele Zanchi, di Gaini, moglie dello scultore Alberto Meli, dell'Alcaini, di Vittorio Bellini, di Mazzoleni Ferracini,ecc.. Nelle sale del piano superiore della medesima casa c'è una piccola biblioteca in dotazione al museo che annovera circa diecimila volumi di cui circa settanta cinquecentine e una quarantina di pergamene d'interesse locale e inoltre parecchie edizioni del sei-sette-ottocento. Non manca pure una numerosa serie di volumetti devozionali dell'Imitazione di Cristo alle Massime Eterne, ecc..



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