di Daina Patrizio

Luciano è un gigante buono e severo, comunque disponibilissimo ad accompagnarci tenendoci in fila chiudendo il gruppo. Siamo alle baite di Mezzeno per partire, solo un equivoco fa tardare l'appuntamento ai Brembillesi. Questi guidati da Miriam, una donna graziosa organizzatrice della Pro Loco di Brembilla, sono ad attenderci in tutt'altro luogo. Attendiamo con una certa apprensione il loro arrivo. E' circolata la voce che la Miriam, per conto della Pro Loco vallare offrirà ai partecipanti il pranzo a Capanna 2000. Farese è contento e per il numero dei partecipanti, e per il pranzo. E' la fortuna, arrivano di lena anche se dispersi: dunque si parte. Si parte anche con una introduzione geologica ed ambientale, per capire come e perché incontreremo dei fiori molto particolari ed unici in qualche modo sul Sentiero dei Fiori. Spiegare ambienti antichi di qualche milione di anni, forze tettoniche collisioni tra continenti, deposizioni marine e terrigene, le trasformazioni per azione di ghiacciai e per l'uomo, occorre scatenare una fantasia e tanta immaginazione.
Sentiero dei Fiori
Sentiero dei Fiori alpe Arera
Un delicato azzurro della Campanula cochleariifolia appare tra i detriti di una morena recente (Wurm, 10.000 anni fa). Camminiamo su morene e depositi di versante, tra una flora specializzatasi a vegetare in un ambiente abbondante in azoto, per le deiezioni degli animali che stabulano nei pressi. Fiori violetti del Geranium phaeum, occhieggiano tra foglie larghe di Rumex alpinus, un giallo del Senecio cordatus accende l'inconfondibile ortica, Urtica dioica e il paruch, Chenopodium bonus-henricus, tutte erbe poco o nulla appetite dal bestiame. In un bosco si comincia a prendere quota e non solo fisicamente. Faggi, abeti rossi, maggiociondoli, mirtilli, eriche, rose penduline, rododendri, caratterizzano il bosco montano. Gli uomini lo hanno utilizzato per secoli, anche per favorire il pascolo; anche oggi si vedono i morsi di capre e pecore sui rami e tronchi.

Si arriva ai piedi del Corno del Branchino, Cesare ci mostra una lapide e racconta di uomini sepolti dalla neve o inghiottiti da buchi profondi, lui è uno dei pionieri del CAI vallare ed è una memoria storica e può raccontare. Il Corno Branchino guardarlo spiega come le forze tettoniche pieghino, sollevino depositi marini di 220 milioni di anni fa e mentre siamo con il naso per aria, una giovane aquila sorvola il cielo e ci sorprende. Ettore, che ci ha raggiunti con il suo gruppo di campeggiatori mentre ci supera dice che potrebbe avere due anni; lui se ne intende e c'è da fidarsi. Che il volo sia comunque opera della Miriam e delle pro loco? I mughi e gli ontani verdi preludono i pascoli pingui del passo Branchino. Distese di fiori gialli del Rhinanthus electorolophus, isole del bianco Ranunculus platanifolius, il rosa del Polygonatum bistorta si mescolano con erbe ed il pascolo non è tutto uguale. Macchie di Sanguisorba dodecandra, una endemica delle Orobie, nasconde l'azzurro fiordaliso della Centaurea montana e rivela un suolo acido, e davvero la vegetazione varia passo a passo verso il sentiero dei Fiori.







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