Archeologia del territorio in alta Valle Brembana

Don Giulio Gabanelli - Lino Galliani - Ausilio Triuli - G.Luca Boffelli - Eugenio Guglielmi - Gianni Molinari


"Lassù sugli alti pascoli, dove la vita è semplice, un piccolo segno ci parla del nostro passato".

Forse si pensa che le montagne abbiano diviso spazi, uomini e culture e questa considerazione è scaturita dall' osservazione degli spazi geografici, politici ed amministrativi attuali.In realtà le montagne sono sempre state, nel tempo, il punto di incontro di genti e di culture; vie di transito obbligate, luoghi di sosta e di contemplazione dove l'uomo ha potuto misurarsi con se stesso e con il trascendente ed ha sentito la presenza del "sacro". E' forse per questo, che da alcuni anni, si assiste alla scoperta, nel microcosmo alpino per noi, nel macrocosmo montuoso per l'uomo del passato, di una infinità di testimonianze lasciate sin dalla fine dell' ultima glaciazione. Da queste scoperte è nata l'archeologia alpina, o meglio, l'antropologia alpina che non si occupa solo della ricerca e dello studio di tracce lasciate dall' uomo, ma dell' uomo che nelle Alpi ha vissuto, costruito insediamenti stagionali o stabili, ha fruito delle risorse delle montagne e delle valli bergamasche per sopravvivere, operando, un tempo, con oculatezza e doveroso rispetto di quelle realtà trascendenti che davano la vita al mondo. L'archeologia alpina ritrova i sentieri in quota dei cacciatori mesolitici. Ripercorre gli spazi dei pastori neolitici, riscopre i giacimenti di selce e le vie della sua commercializzazione.Registra la presenza di insediamenti su alture o perilacustri, di metallurghi fonditori di minerali ed una infinita quantità di testimonianze paleoiconografiche frutto della religiosità popolare.Incluse in queste manifestazione troviamo le coppelle e l'opera di sacerdoti artisti svolta in grandi santuari della preistoria alpina quali possono essere considerati sia la Valle Camonica che la Valtellina.

Dr. Ausilio Priuli, direttore del MUSEO DIDATTICO D'ARTE E VITA PREISTORICA – Capodiponte (Bs)

Risalendo il ramo Occidentale del fiume Brembo, denominato "Acqua negra", in opposizione toponomastica nonché geografica con il ramo di Carona detto "Acqua bianca", ed entrati nella Valle dell'Olmo, si raggiunge la valle del Pegherolo in sponda orografica sinistra. Qui le rupi, per lo più calcaree, vengono  sostituite da "micascisto" (sass linguent), dal tipico colore verdastro ed utilizzato solitamente come pietra ornamentale. Lo stesso tipo di roccia o massi riaffiorano  abbondantemente sui monti delle Orobie, anche a quote elevate (1500-2000 m) trasportati dai ghiacciai oppure franati dai pendii. Tali rocce  si presentano al nostro sguardo pulite e ben leggibili, comprese quelle, come vedremo, oggetto della ricerca in corso.Da sempre l'uomo ha tramandato ai posteri, utilizzando incisioni su roccia, messaggi emblematici ma sicuramente legati al propio mondo interiore, ai propri pensieri, nonché alle proprie pene o gioie, il tutto utilizzando simboli fra i più vari. Gli studiosi del settore, visitando le nostre zone, hanno indicato da tempo una traccia da seguire. Nell'ormai lontano agosto 1984, all'interno della mostra "Mezzoldo, un paese e la sua storia dal 1500 al 1600", era stato dedicato un piccolo spazio alle incisioni trovate sino a quel momento. Nel 1986 avvenne poi il rinvenimento della roccia scalpellata ed incisa sulla parete situata a Nord dell'attuale chiesa Parrocchiale di Mezzoldo; ci si rese immediatamente conto che quest'ultima testimonianza era davvero molto importante e ci sembrò opportuno affidarci a persone che conoscevano approfonditamente tali argomenti. Nel corso della sua prima visita, il Dr. Priuli ci spronò ad incentivare le ricerche ma ben presto distogliemmo le nostre forze da simili argomenti, per far fronte all' alluvione del 1987...Le ricerche riprendono nell'Agosto del 2000, quando scopriamo nel bosco del "Funt en pé" in prossimità della così detta "Ial del Santo" in località Scaluggio, un grosso masso che al di sotto del muschio, nascondeva incisioni e coppelle. Non passa una settimana che avvengono altri due importanti ritrovamenti in quota, nella zona "Piani alti d'Aral" e "Pian Valle". Tali ritrovamenti cambiano completamente le nostre vedute ed indirizzano meglio le conseguenti ricerche.

Da appunti di Gianni Molinari. CHE COSA SONO LE COPPELLE

Nel mondo alpino, assiduamente frequentato dall'uomo fin dal ritiro dei ghiacciai dei Wurn, alcuni luoghi, come l' area centrale della Valle Camonica, i territori di Grosio in Valtellina, il Monte Baldo lungo la sponda veronese del Lago di Garda, l'altopiano di Asiago in provincia di Vicenza ed il Monte Bego sul versante francese delle Alpi Marittime, sono stati Santuari della Preistoria alpina, nei quali Sacerdoti Artisti Iniziati, hanno inciso centinaia di migliaia di simboli, figure e scene con l'intento di comunicare con le forze soprannaturali. Ma tutte queste incisioni sono poca cosa, dal punto di vista numerico e della distribuzione rispetto al più esteso fenomeno delle coppelle: incavi emisferici, di diverse dimensioni, presenti sulle rocce di quasi tutte le valli alpine. Se ne conoscono milioni e sono frutto della religiosità popolare, sono il risultato del bisogno della gente comune di instaurare un rapporto diretto con il mondo delle forze soprannaturali degli spiriti della natura; di pregare per chiedere aiuto o ringraziare per averlo avuto.Battere sulle rocce con un sasso e scavare le coppelle è stato  considerato un modo per attivare le forze della natura, risvegliare gli spiriti che governavano la vita delle valli affinché le rendessero produttive; scacciare gli spiriti malvagi, propiziare l'arrivo della primavera, garantire sicurezza alle greggi, evitare la caduta dei fulmini sul bestiame al pascolo negli alpeggi. Preghiere personali fatte di gesti, ritmi sonori prolungati, di forme semplici che richiamano recipienti nei quali deporre le offerte, pensieri, invocazioni, nonché preoccupazioni da fugare. La tradizione di scolpire coppelle, principiata alla fine del Paleolitico superiore, è perdurata fin quasi ai giorni nostri, tanto che ne troviamo un poco ovunque: sulle lastre tombali, su rocce, su massi o pareti rocciose e persino su monumenti e facciate di chiese, come quella di S.Zeno a Verona, eseguite ancora come preghiere o ex voto.

Dr. Ausilio Priuli.

Sulle montagne della Val Brembana riaffiorano numerosi segni arcaici... appartenenti alla cultura dei pastori che nell'antichità sconfinavano a quote molto elevate per portare i loro greggi al pascolo. Questi segni arcaici sono costituiti per lo più da coppelle e da incisioni canaliformi che trovano il loro riscontro sulle rocce sopratutto della vicina Valtellina per cui si può ipotizzare  un influsso di quelle genti sulle alture brembane, senza escludere tuttavia la possibilità di una diretta testimonianza portata ad alta quota dai pastori delle nostre valli. Abbiamo infatti consimili impronte, già conosciute da molto tempo, in Mezzoldo, presso la "Curt de Cà Berer" dove sulle  lastre di micascisto, ("sass linguent"), che ricoprono il muretto della medesima "corte", si trovano incise coppelle, canaletti e segni cruciformi. Di recente, nei paraggi di Mezzoldo, sona state rinvenute altre interessanti coppelle collegate da canaletto, incise sopra  una grossa pietra di "linguent", richiamo senza dubbio importante che induce ad estendere le ricerche in altre zone. Purtroppo non si sono ancora trovati reperti significativi, capaci di far luce sul periodo nel quale tali massi vennero incisi.

Don Giulio Gabanelli

Relazione scritta dal Dr. A. Priuli  dopo la visita effettuata al passo della Porta ed a Piedevalle.

Carissimi amici, con vivo piacere ho preso visione, in data 6 agosto 2001, delle incisioni rupestri presenti in alta quota nel territorio di Mezzoldo, e Vi confermo la loro estrema importanza dal punto di vista archeologico ed  antropologico. Si tratta di due complessi di "Manifestazioni minori" che trovano precisi confronti in altre aree alpine e sono probabilmente indicativi non solo di fruizione, nel tempo, da parte di pastori, ma anche di possibili frequentazioni dei luoghi in periodo "mesolitico". Ritengo indispensabile, ai fini di una migliore conoscenza dei documenti (rinvenimenti) e di una loro più circostanziata collocazione tipologica e possibilmente, cronologica, oltre che per una maggiore comprensione delle finalità per i quali sono stati realizzati in quei luoghi: la realizzazione di una campagna di rilevamento "a contatto" in scala uno a uno dei massi incisi, nonché un'analisi tecnico/esecutiva delle incisioni: per la quale dichiaro la mia disponibilità. In attesa di poterVi presto nuovamente incontrare e di collaborare con Voi, gradite cordiali saluti.

Dr. Ausilio Priuli Agosto 2001

Val Brembana, Val di Scalve: incisioni rupestri

I SIC, siti di interesse comunitario della bergamasca comprendono due zone ove sono attualmente condotte sistematiche ricerche archeologiche: l' alta Valle Brembana e la Valle di Scalve. L'alta Valle Brembana specialmente, dopo i ritrovamenti del 2002, (Alpe Vesenda e "Barek" Alpe Cavizzola), si mostra come terreno di studio e valorizzazione assai importante, così pure in Val di Scalve vengono attualmente condotte ricerche che amplieranno sicuramente il già vasto panorama storico culturale che la valle stessa propone. Se la Valle Camonica e la Valtellina sono territori che ospitano grandi concentrazioni di incisioni rupestri di tipo figurativo e simbolico, non meno importanti stanno diventando altri luoghi confinanti come la Valle di Scalve e la Valle Brembana. Qui, recenti indagini hanno permesso di scoprire numerose incisioni rupestri , sopratutto poste ad alta quota, testimoni di antiche frequentazioni anche per scopi rituali. Ai piedi della Cima Verde, sopra il Rifugio Albani, sul massiccio della Presolana, nel Comune di Colere, a circa 200 metri di altitudine, sono apparsi  numerosi massi incisi caratterizzati da segni, simboli e figure di "trie" e filetti realizzati in età protostorica. Sono il risultato di riti "celtici" in un luogo che, verso la fine dell' età del ferro, è stato considerato sacro. Quei segni, in età storica, sono stati dissacrati con interventi di cancellazione. Scoperta importantissima è quella relativa ad una grande quantità di coppelle, coppelle e canaletti e forse anche di rappresentazioni di mappe, nell' alta Valle Brembana, nel territorio circostante Mezzoldo ed il Passo di San Marco. Anche qui sono poste a quote elevate ed in contesti ambientali tali da indurre a credere in frequentazioni avvenute sin dal Mesolitico ad opera di cacciatori ed una continuità di uso del territorio nel tempo, non solo per motivi economici ma anche religiosi. La presenza di incisioni poco lungi dai valichi, come quelle di Cima Verde o della Malga Veneroccolino in Val di Scalve, unitamente a quelle dell' alta Valle Brembana, poste prevalentemente lungo il sentiero N°101 o in zone adiacenti, sono anche indice della presenza di vie di collegamento tra le valli che accomunano le stesse, ma sopratutto le genti che le hanno abitate.

Dr. Ausilio Priuli



Fauna delle alte quote nei tempi passati, quando le esplorazioni di nuovi territori e le scoperte di nuove specie.
Pizzo di Coca m. 3.050 amo la montagna, e più o meno tutte le vette delle nostre Valli, Brembana, Seriana.
Carlo Ceresa Ambrogio Ceresa della Valsassina e Caterina Maurizio di Oltre il Colle, trasferitisi a San Giovanni Bianco.
La montagna che produce il corso superiore del Brembo era già stato oggetto di studi fin dal 1905.
Casa Bottagisi a Redivo estate 1995, in una bella e calda serata, ad Averara.
Sussia abbandono o rinascita. Sussia e' un' antica frazione sopra San Pellegrino Terme raggiungibile percorrendo un'ora di mulattiera.
I Bergamini – I Malghesi dall'alta Valle Brembana, Valtaleggio e Valsassina dove da sempre caricavano gli alpeggi.
Ultimo assalto dopo tre lunghi anni di guerra passati in tragiche immobilità di fronti di combattimento.
Ambiente Orobie della provincia di Bergamo, poste alla testata della Valle Brembana.
Gli Alpini in alta Valle Brembana dopo il primo conflitto mondiale del 1915-18 gli Alpini dell'alta Valle Brembana.
Il Fiume Brembo a differenza però del Serio, il Brembo fuori della sua valle attraversa un tratto più breve di pianura bergamasca.
Il Monte Ponteranica e i suoi laghetti quante volte ci siamo chiesti il perché del Monte Ponteranica attribuito ai due suggestivi Laghetti.
Via Mercatorum il Turismo è ambiente, cultura, scoperta e curiosità: le montagne della Valle Brembana.
Monte Cavallo è proprio di una piccola finestrella situata sulla facciata Nord.
Vita nel Rifugio Benigni ...è una giornata tiepida, il sole splende e la vista sulle montagne della Valtellina.
Il Cervo patrimonio faunistico della nostra Valle Brembana.







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