Sogno o son desta? Episodi "fuori stagione" al Rifugio Benigni

di Bruna Allievi

E' dicembre e queste giornate di festa ci riserva, finalmente, una piacevole sorpresa: rumori ovattati, un chiarore diffuso dal cielo grigiochiaro, la neve che continua a scendere... Cosa volere di più? Da domani si potrà anche ricominciare a sciare! Il pensiero torna però ad un preciso periodo in cui la neve doveva essere solamente l'augurio per l'inverno successivo ed invece si rivelò un incredibile scherzo del mese di luglio ... Ma cosa dico?! Andiamo con ordine. E' l'estate del 2000: a valle dicono che faccia caldo, ogni tanto piove, qualche temporale o grandinata di troppo, ma nessuno mi crede quando, per telefono, avverto gli amici che sta nevicando: mi rispondono dicendo che forse mi fa male stare troppi mesi in quota al rifugio Benigni, che l'aria rarefatta e fresca mi procura degli effetti negativi, dei disturbi tanto da avere ora persino le allucinazioni.

Altro che aria fresca.... è tutto il mese di luglio che fa un freddo da lupi e continuo a tenere la stufa accesa per noi rifugisti eremiti e per quei pochi e prodi eroi dei miei avventori che non rinunciano ad una passeggiata; inoltre sono sicura che il giorno in cui avessi le allucinazioni vedrei spiagge, acqua chiara e palme, non certo neve! Mi riaffaccio sconsolata alla finestra della cucina: la Cima Piazzotti si vede ancora bene tra un fiocco di neve e l'altro che continua a scendere, mi sfugge un sospiro (del tipo "nessuno mi capisce ... sigh"). Mia cugina non crede ai suoi occhi: e pensare che era salita in rifugio per abbronzarsi! Naturalmente, con queste condizioni, siamo le uniche presenti in rifugio e non ci rimane altro da fare che sistemarci con le sdraio (evitiamo battute perché so benissimo che le sdraio dovrebbero servire per prendere il sole!) vicino alla stufa a chiacchierare e ad osservare il cielo. La rassicuro dicendole che domani sarà una bellissima giornata e che quello strato di neve che vediamo aumentare di ora in ora là fuori domani non ci sarà assolutamente. Si sente quindi più confortata (anche perché domani dovrà per forza scendere per tornare al lavoro) e si fida ciecamente della cugina maggiore che è l'esperta della situazione. La cugina maggiore, cioè la sottoscritta, il giorno dopo non sa più invece cosa invocare poiché fuori dalla porta del Rifugio ci sono ben 30 cm di neve!



Allucinazione, stupore, meraviglia, una felicità immensa perché tutto intorno è uno spettacolo: il cielo azzurro intenso, tutto è riflesso di bianco, le montagne della Valtellina sono imbiancate, le Orobie invece sono rimaste verdi, la pozza d'acqua ai Piani dell'Avaro luccica. Infilo gli scarponi velocemente e mi dirigo prima al lago e poi all'indicatore dove in alcuni punti sprofondo fino al ginocchio: è veramente troppo divertente! Torno indietro a svegliare Cinzia e la "obbligo" (in effetti il capo sono io) a mettersi calzettoni pesanti e scarponi ed a fare un bellissimo pupazzo di neve a dimostrazione del fatto che in ognuno di noi è nascosto (ma forse non troppo) un fanciullo. Sembrava un sogno o meglio il tutto, come da citazione da un famoso film, era piuttosto surreale. Possiamo quindi sfatare le frequenti dicerie che attribuiscono al rifugio Benigni l'essere luogo di nebbia e acqua: dal momento che ha nevicato il 12 di luglio, potrete dire quello che volete su tale ridente località :"ridente" nel senso che in rifugio spesso si ride! A tal proposito mi sovviene un'altra situazione "da sogno" avvenuta in quest'estate 2000, ma con caratteristiche, oserei dire, romantiche.

Il tempo dal 7 di agosto sembra prospettarsi in miglioramento per cui su due piedi (o meglio su due scarponi), su spinta delle mie instancabili nonché vivaci aiutanti, decidiamo di organizzare una festa per il 10 agosto, la notte delle stelle cadenti. Vengono avvisati i "portatori" perché ci recapitino alcuni cibi e leccornie che generalmente in rifugio non si vedono neanche con il binocolo (per i miei colleghi rifugisti suggerisco i portatori svizzeri e del nordest come i migliori, di poche esigenze ed a buon mercato); Nadia ci porterà i vestiti da sera, anche se sono ben consapevole che potrei riuscire ad indossarli solo sotto un pile; Rosalba si occuperà degli addobbi perché non si può fare festa senza palloncini e varie; non abbiamo alcun problema a reperire il giullare della festa poiché la sorellina si presta sempre molto volentieri a rendere vivace qualsiasi palcoscenico. Poiché l'esperienza insegna (vedi l'estate scorsa) pensiamo sia opportuno occuparci di portare le stelle all'interno del rifugio dato che potrebbe verificarsi un oscuramento della volta celeste dovuto sia ai cambiamenti meteo, nonché alla solita nuvoletta fantozziana che aleggia spesso sopra il rifugio. Et voilà: il soffitto della sala da pranzo diventa il nostro cielo stellato con astri, pianeti e perfino la luna ad opera degli amici e degli ospiti del rifugio dotati di improvvisata vena artistica. 

La cuoca pensa di preparare un menu in relazione alle caratteristiche della serata: antipasto a base di salamini piccanti e di cinghiale poiché l'accumulo di grassi può aiutare a ripararsi dall'aria della sera; primo piatto, tipico del rifugio, a base di ortiche poiché queste "stimolanti" erbe possiedono tra le varie proprietà (rinforzo per l'anemia, concorre al benessere della pelle e dei capelli) quella di aiutare contro i reumatismi: questo infatti si prevede come il più probabile effetto dopo una nottata a naso in sù a guardare il cielo!; secondo piatto, di foggia artistica, consta di torta salata con decorazioni necessariamente a forma di stella; per finire un tocco di esotico con dolce stracalorico a base di ananas! La serata invece, al di là delle nostre pessimistiche previsioni e della temperatura come al solito polare, si è prestata benissimo all'osservazione delle stelle e ci ha regalato veramente un cielo da sogno. Ognuno ha potuto entusiasmarsi di fronte alla propria stella cadente e qualcuno dice di averne viste tante da riuscire ad esprimere più di un desiderio. Accettiamo con riserva tali dichiarazioni perché comunque qualcuno ha sicuramente barato (e quindi per punizione dovrà compiere come d'usanza tre giri del rifugio correndo), ma forse ciò che importa è continuare a credere nei propri sogni, sia che dipendano da noi o dall'aiuto anche di una stella cadente! Una serata in rifugio un po' speciale, per la quale "non si può certo dire che le ultime ore non siano state prodighe di emozioni".

Ma bando al romanticismo, nei dintorni del Rifugio Cesare Benigni si mette in pratica anche "l'eroica" attività dell'alpinismo. Durante la stagione, tra un piatto di zuppa d'orzo e l'altro di polenta, tra un acquazzone, una nevicata e una grandinata, siamo riusciti a ritagliare il tempo per aprire alcune nuove vie di arrampicata sulle pareti del Pizzo Mezzaluna, proprio sopra l'incantevole lago Piazzotti, sogno che stazionava da un po' di tempo in un piccolo angolo della mia testa. A settembre, visto il perpetuarsi del bel tempo, riesco ad accordarmi con uno degli audaci istruttori della Scuola Orobica per andare a divertirci su quel bellissimo conglomerato e forse, perché no, per tracciare una nuova via. Domenico però giunge in rifugio completamente infreddolito a causa del vertiginoso abbassamento della temperatura durante la notte e lungo il percorso ha dovuto porre attenzione al vetrato presente per tutto il sentiero. Riesce a riprendersi con una delle mie quasi miracolose tisane, ma rimarrà comunque gelato per buona parte dell'arrampicata (qualcuno direbbe che non ci sono più gli uomini di una volta ...).

Ci dirigiamo quindi verso le pareti con al seguito perfino un cameraman! In verità il nonno Luciano deve pur occupare il tempo quando staziona in rifugio ed inoltre deve ammortizzare il costo della videocamera che i figli gli hanno regalato, per cui cosa altro c'è oggi di meglio da riprendere oltre agli immancabili stambecchi?! Le pareti risultano in una posizione ottimale perché, nonostante il vento gelido, rimangono riparate; decidiamo quindi di attaccare prima la via "Hai un elfo sulla spalla" e successivamente "Dopo l'arcobaleno" (le vie hanno tutte nomi piuttosto poetici ... ). Alla sosta di quest'ultima via ci accorgiamo di essere ancora sotto l'occhio attento della videocamera: niente a che vedere con quel demenziale programma televisivo mandato in onda recentemente, ma trattasi di semplice orgoglio o meglio apprensione genitoriale! L'aria si è riscaldata, il mio compagno sembra tornato in perfetta forma, ci guardiamo negli occhi e ci intendiamo subito... andiamo avanti sulla cengia erbosa e proviamo un nuovo tracciato sulla parete sovrastante: un diedro fessurato che termina in un camino (il direttore della nostra scuola sarebbe orgoglioso di noi... ).

Nonostante il mio compagno rischi di rimanere incastrato nel camino (nell'alpinismo non sempre essere grandi rappresenta un vantaggio), sbuchiamo in cima alla parete con una facile e divertente arrampicata. Appollaiati sulle rocce ammiriamo uno stupendo panorama mozzafiato verso la Valtellina: le Retiche hanno ricevuto in dono la prima spruzzata di neve autunnale, gli spigoli del Badile e del Cengalo si stagliano decisi, il Disgrazia si impone con la sua mole ed il Bernina con i suoi ghiacciai ci ricorda che si tratta di una cima da 4000 m. Nonostante i morsi della fame comincino a farsi sentire, decidiamo di non scendere prima di aver scelto il nome della via e dopo un non breve "brain storming", optiamo per un semplice, ma efficace "Primo gelo" a riassunto delle caratteristiche di questa incantevole giornata.


Tratto dall'Annuario C.A.I. alta Valle Brembana





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