Mulino di Baresi: una storia da raccontare
di Marco Magnifico (Amministratore Delegato Culturale del Fai)

Già nell'anno 1999, con la ricerca dello storico Ing. Pesenti, avevamo parlato del mulino di Baresi sul nostro Annuario. Molte persone in Valle Brembana ebbero a cuore le sorti del mulino; la votazione proposta dal F.A.I. (Fondo per l'Ambiente Italiano), dal titolo "I luoghi del cuore", con lo scopo di creare una graduatoria dei luoghi da salvare in tutta Italia, collocò al secondo posto il mulino di Baresi. In occasione del convegno programmato per il 17.11.2005, presso il Casinò di San Pellegrino Terme, la sala era gremita ed i relatori portarono a conoscenza dei presenti che i lavori per riportare al suo vecchio splendore il mulino di Baresi erano già ben avviati e ne furono ampliamente illustrati i disegni. Venne poi comunicato che era stata fondata l'Associazione "Maurizio Gervasoni", la quale, al termine della ristrutturazione, si farà carico del fabbricato e dell'area attigua, rendendola disponibile per visite guidate di scolaresche o privati.

Al convegno i vari relatori così si espressero:
- Il Sindaco di San Pellegrino: "Accogliamola questa opportunità di lavoro".
- L'Assessore Provinciale alla Cultura Tecla Rondi: "Atmosfera magica – una montagna che rivive – il mulino esprimeva una vita imprenditoriale – un altro piccolo bellissimo tassello del F.A.I."

- Il Presidente del F.A.I. Giulia Maria Crespi: " Negli anni della mia infanzia ho conosciuto le Valli del Serio e del Brembo – facevo il bagno nelle loro limpide acque – erano lunghe le scarpinate al Passo d'Aviasco ed ai Laghi Gemelli – basta con i mega viaggi - rivalutiamo il nostro territorio – il Prof. Zeri diceva: "L'Italia è un museo diffuso, fatto di mille francobolli sparsi per il paese e cari al mio cuore". Ci ritornerò a giugno, al mulino di Baresi, vedremo la farina macinata grossa e fine, e mangeremo la polenta con la farina grossa. Un bene d'arte può favorire una micro economia.

- L'Amministratore delegato del F.A.I. Marco Magnifico concludeva: "Me ne sono innamorato subito – tu entri ed è museo – il mulino ritornerà alle persone di Baresi – Roncobello – Bordogna". "C'era una volta un mugnaio che nel bel mezzo di una verdissima radura bagnata da un arzillo torrentello montano possedeva un mulino. Lo teneva con amore anche perché apparteneva alla sua famiglia – i Gervasoni – sin dal lontanissimo 1672; quella data così antica, infatti, si legge ancora distintamente su una grande trave all'interno del mulino. A quelle pietre, a quella ruota, a quella radura lo legavano i suoi primi ricordi così come era già successo a suo padre, a suo nonno, al suo bisnonno e così via risalendo fino a quel tempo così remoto; era molto fiero di questa storia così antica della sua famiglia e nonostante i tempi fossero tanto cambiati continuava a tenere in forma quei vetusti ingranaggi che con tenacia di tanto in tanto facevano ancora egregiamente il loro lavoro.


la Sig.ra Teresa Gervasoni e Giovanna

il Mulino di Baresi


E non solo un mulino per la farina si celava in quella piccola casa di pietra ma anche un torchio che, ancora quand'era bambino, serviva per ricavare dalle noci, così abbondanti in quella zona dell'alta Val Brembana, un preziosissimo olio; si ricordava che con un litro d'olio di noci si poteva averne 5 di olio di oliva! Una vera ricchezza della quale i suoi vecchi non mancavano mai di ringraziare Maria e il Bambino così ben dipinti in una nicchia sopra la porta d'ingresso. Quando un brutto giorno suo padre morì egli, nella divisione degli averi paterni, chiese e ottenne dai fratelli di poter tenere il mulino; anche se il mondo era così cambiato e l'olio di noci era ormai solo un ricordo e anche se quei vecchi ingranaggi valevano certo meno di case e terreni, non aveva avuto alcun dubbio: toccava a lui – Maurizio Gervasoni – assicurare al mulino di Bàresi – questo il nome di quel pugno di case abbarbicate alle montagne bergamasche – un futuro degno del suo passato. Ma le cose, purtroppo andarono diversamente da come lui e la sua giovane moglie dagli occhi azzurri speravano; ancora giovane, infatti, morì in un incidente sul lavoro. Il mulino pianse con la moglie Giovanna, la figlia e Mattia, un bel bambino di 9 anni, ben sapendo che quella morte avrebbe potuto essere anche la sua; la ruota non girò più e le erbe si impossessarono del piccolo acquedotto che per tanti secoli gli aveva portato l'acqua.

Giovanna, con la suocera e il bambino scendeva di tanto in tanto nella radura a tenere in ordine quella casetta, interrogandosi preoccupata sul suo futuro. Inverno dopo inverno la neve pesava sulle antiche travi incurvandole e spezzandole; le beole muschiate del tetto iniziavano a creparsi lasciando che l'acqua si infiltrasse laddove non doveva; vistose crepe cominciavano a farsi strada tra le pietre dei muri; il rischio di un crollo era sempre più reale. Bisogna sapere però che il Mulino di Bàresi era sì, da sempre, un pezzo del cuore dei Gervasoni, ma lo era anche di tanti e tanti abitanti della Val Brembana i cui padri, nonni e bisnonni vi avevano portato per generazioni le loro noci e il loro grano. Anche loro da lontano assistevano tristemente al declino di quell'amato mulino e quando il FAI, nella primavera 2003, chiese agli italiani di votare il loro "Luogo del Cuore", in oltre 1250 indicarono il Mulino di Bàresi, come per dirgli "ti vogliamo bene, fatti forza". La bella signora dagli occhi turchini conobbe così il FAI e, d'accordo con suo figlio ormai di 17 anni, pensò che forse quella Fondazione poteva far qualcosa per la piccola casa della radura: e così decise di donargliela. Una grande banca dal nome ricco di significati – Banca Intesa – concesse subito al FAI un bel gruzzolo per iniziare i delicati restauri. E siamo a oggi: il Mulino di Bàresi sta rinascendo. Il giorno più bello sarà quello in cui Mattia Gervasoni riaprirà la chiusa per dar l'acqua all'acquedotto ripetendo un gesto che i suoi avi fecero per quasi 400 anni! La ruota comincerà a girare per raccontare a chi vorrà ascoltarla – e non abbiamo dubbi che saranno in tanti – la storia dei Gervasoni, del loro mulino, dell'olio di noci, di tempi lontani duri ma felici e chissà quanti aneddoti e ricordi. Il Mulino Gervasoni di Baresi sarà fiero della sua storia e noi del FAI siamo felici per lui".

Marco Magnifico Amministratore Delegato Culturale del Fai

P.S.: Siamo lieti per il riconoscimento che l' Associazione "Amici del Museo d'Arte di Tel Aviv" ha attribuito alla Signora Giulia Maria Crespi, come "Donna dell'Anno 2006", con la motivazione seguente: "Attraverso la sua opera di recupero e salvaguardia del patrimonio artistico ed ambientale, restituisce agli Italiani quello che rappresenta la loro identità e permette di trasmettere questo patrimonio alle prossime generazioni". Congratulazioni da tutti noi.


Tratto dall'Annuario 2005 del C.A.I. alta Valle Brembana



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Un dottore camminatore la Valle Gandino, detta anche in altri tempi.
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Festa della Montagna a Pusdosso su questa "corte" si affaccia una piccola e graziosa chiesetta.
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C.A.I. alta Valle Brembana




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