Usi e costumi " Enda" - "Soenda"

Enda: Pista dove si fanno scorrere piante di alto fusto scortecciate per spostarle da una quota alta ad una quota più bassa in prossimità di una strada e da qui essere trasportate con automezzo o lavorate sul posto. Soenda: Pista sostenuta con tronchi ai lati e tracciata nei boschi. I boschi dell'alta Valle Brembana non sono mai stati molto agevoli; essi si presentano ancora oggi ripidi ed impervi e sono poche le strade carrali che li raggiungono. Ed appunto per alleviare le fatiche di un lavoro già di per sé pesante e rendere più veloce il trasporto del legname a valle, i nostri antenati avevano escogitato vari metodi per sfruttare nel migliore dei modi una risorsa naturale ed ambientale così ricca e sicura fonte di guadagno. Le ingenti quantità di legname (abete – larice – faggio) vovevano essere trasportati dalle zone alte verso il basso, sia per essere trasformati in carbone che per essere commercializzati. Uno di questi metodi di trasporto erano le "Ende" e "Soende". Personalmente ne ricordo uno di questi tracciati che trasportava i tronchi dalla zona del "Ponte dell'Acqua" sino a Mezzoldo lungo la "Strada Priula". Il taglio del bosco ed il trasporto del legname seguiva un metodo ben preciso e sistematico che si può riassumere in alcuni punti significativi.

In primo luogo si effettuava il taglio o diradamento del bosco: tagliate le piante e sezionate per una lunghezza non oltre i quattro metri, esse venivano private dei rami e scortecciate; (fale sò) e poi lasciate nel bosco ad essiccare. Il burèlér radunava poi le piante disseminate nel bosco in più punti; ecco che già doveva costruire brevi "soende" per trasportare le "bore" in basso vicino alla "enda" principale. Con la medesima tecnica, durante il periodo buono dell'anno, prima che arrivasse la neve, procedeva ad accatastare alberi in vari punti di raccolta, e nel bosco venivano lasciate soltanto le ramaglie che marcivano sul posto. Queste operazioni di raccolta preliminare e scelta del legname venivano effettuate da più squadrette,  ciascuna di 3 – 4 persone. Quando la raccolta del legname ai bordi della "enda" principale era terminata, solitamente si aspettava l'inverno e si iniziava a costruire, lungo tutta la strada, la "enda", pista delimitata sui fianchi da barriere di "bore", solitamente tre messe una sopra l'altra e rafforzata in alcuni punti strategici come nelle curve, per trattenere meglio l'urto dei tronchi che nella discesa acquistavano velocità. Si aspettava quindi la prima nevicata e si iniziava a far funzionare la "enda": le piante che erano state ammassate in vari punti lungo il tracciato venivano immesse nella pista per essere trasportate a valle. Tutte le forze venivano attivate: ognuno aveva i suoi attrezzi: "ol zapì" e "la sigur", lo zaino con i viveri e l'immancabile "boraccia" per un buon sorso quando le forze mancavano. Ciascuno aveva un compito e si disponeva nel posto assegnatogli per controllare un tratto di "enda": a monte per disfare le pile ed immettere i tronchi nella "enda" la squadra era più numerosa e forte; c'erano poi diversi controlli intermedi per verificare che i tronchi scorressero senza fermarsi ed intralciare il percorso ed infine il gruppo a valle con il compito di accatastare i tronchi.  La tecnica per accatastare il legname era semplice e poco dispendiosa di energie: si sceglieva un terreno in pendenza ed i tronchi venivano disposti dal basso verso l'alto. Quando si iniziava a far scorrere gli alberi nella "enda", tutto si svolgeva come ad una catena di montaggio: il tronco che partiva dall'alto percorreva anche quattro chilometri di pista senza mai fermarsi poichè le sponde della "enda" venivano bagnate affinchè il ghiaccio aderisse bene ai tronchi di sponda e facesse scivolare gli altri.

Era uno spettacolo di tecnica e d'ingegno vedere funzionare la "enda": la fatica dell'uomo era alleviata  da questa tecnica rudimentale ma efficace. La "enda" funzionava dall'alba al tramonto ininterrottamente e se capitava qualche intoppo, con una parola chiave o dei segnali convenzionali tutto veniva risolto e si ripartiva. In questo modo, senza grandi spese e neppure enormi fatiche, venivano trasportati a valle enormi quantitativi di legname destinati al mercato. Tutti i nostri paesi dell'alta Valle Brembana adottavano questo metodo di trasporto del legname anche dopo l'arrivo delle teleferiche; più in basso poi le "bore" venivano immesse nei vari torrenti per arrivare sino percorriamo i nostri boschi  per raccogliere funghi o per passeggiare, possiamo notare che il terreno in alcuni punti è stato lavorato dall'uomo e presenta delle piste o canali ben scavati: sono le famose "ende" tracciate dai nostri avi per il trasporto del legname che un tempo rappresentava un'importante fonte di guadagno per l'intera economia vallare.

I nostri boscaioli portarono all'estero, durante le loro migrazioni stagionali, queste loro esperienze e nuove tecniche di lavoro e per questo furono molto apprezzati ovunque: in Francia, Svizzera, Austria, dove erano considerati esperti boscaioli ed impiantatori di teleferiche. Con la loro tenacia e serietà nel lavoro, con l'esperienza personale e la capacità nell'eseguire lavori anche molto impegnativi, hanno saputo conquistarsi la fiducia ed il rispetto di quei paesi , ai quali hanno apportato ricchezza non solo economica ma anche umana, e per questo sono sempre stati rispettati e benvoluti.

Le nostre origini
Quanto riportiamo quì di seguito è forse il terzo atto già ripreso e reintegrato più volte:
I' Atto anno 1.090;
2' Atto anno 1.297 10 Nov.;
3' Atto anno 1.4.. rogitati da ju Notai 4' Atto 17 Luglio 1.795

Da questo scritto possiamo desumere:
1) - La formazione di una comunità.
2) - I confini di questa comunità  (dalla valle Stabina - Cassiglio - Valtorta - alte catene dei Monti alla Valle dell'Olmo di Mezzoldo).
3) - I beni che la comunità sfruttava.
4) - Le attività che si svolgono nella comunità.

Tutto ciò ci fa pensare che esisteva già da molto tempo una comunità che operava in questo territorio, con suoi usi e costumi, e che, con l'avvento delle nuove istituzioni ha dovuto assoggettarsi (alla Chiesa) alle nuove regole e leggi che gli ordinamenti di quei tempi imponevano, abrogando i propri usi e costumi. Da ricercare se questi siano stati imposti e come vennero accolti.





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