Escursione al Monte Aga

Ci alziamo di buon ora, la nostra meta quest'oggi è il Monte Aga in alta Val Brembana. Prepariamo zaini e scarponi, attendiamo l'amico Giacomo che arriva da San Pellegrino e poi partiamo.

"Ci presentiamo, io Maria, il marito Raffaele, e l'amico iacomo".

Arrivati alla Carona, lasciamo la macchina e prendiamo il sentiero, cioè l'autostrada, verso il Rifugio Longo. Dopo un breve tragitto raggiungiamo una frazione: Pagliari, molto caratteristica e suggestiva, con quelle pietre scure conservata nel tempo, alcune abitazioni sono state ristrutturate, le altre conservano ancora gli acciacchi degli anni passati sotto copiose nevicate. Ma quelle pietre scure danno risalto al verde che le circonda, ai piedi un piccolo torrente scende, le sue acque limpide corrono veloci sui sassi quasi accarezzandoli. Lasciamo alle spalle Pagliari promettendoci che nel ritorno sosteremo ancora un po' ad ammirare ciò che rimane di un tempo passato. Appesa al mio collo c'è sempre la macchina fotografica, vorrei immortalare ogni attimo di questa bella giornata, ma la natura è "remunerativa" non mi basterebbe un rullino di 36 foto. Camminiamo in silenzio, a me piace ascoltare la natura, solo col silenzio la sia può sentire, il fruscio delle foglie, il cinguettio degli uccelli, il guizzo delle marmotte, il canto del ruscello, sì perché l'acqua che scorre sembra cantare.

Anche il mio stomaco si fa' sentire, ha bisogno di carburante, così arrivati a Prato del Lago, ci fermiamo, il laghetto incastonato nella natura va dal color verde al blu intenso e le montagne vi si specchiamo superbamente. Un bicchiere di the tenuto caldo nel termos e mezzo panino bastano per darmi forze (e far smettere lo stomaco di brontolare). Sostiamo un attimo ad osservare e cercare qualche fiore da fotografare; prima che la macchina arrugginisca. Si riparte verso il Rifugio Longo, il sentiero è sempre un'autostrada, le marmotte stanno ancora dormendo, non si vedono né si sentono, ma si odono i campanacci delle mucche che stanno pascolando vicino al laghetto. Il nostro cammino è sempre silenzioso, ma il mio sguardo corre sempre veloce alla ricerca di qualche fiore o animale. Raggiungiamo il Rifugio ma non ci fermiamo vogliamo raggiungere la vetta prima che il sole ci scaldi troppo. Finalmente il sentiero si fa naturale, proprio di montagna, appena sopra il Rifugio un gregge sta ancora dormendo, le pecore sono riunite in un recinto. Raggiungiamo il lago artificiale "lago del Diavolo" che si trova ai piedi del Monte Aga.

La montagna è lì, sono indecisa, chiede a Raffaele e Giacomo… come faccio a salire fino in cima? – non ti preoccupare, mi dicono, - non è come tu pensi. Be!.. se lo dicono loro, speriamo almeno di vedere degli stambecchi, li vorrei proprio fotografare. Raggiunto il Passo Cigola alzo di nuovo lo sguardo… avevano proprio ragione  non è come pensavo io, non mi devo arrampicare, c'è un largo canalone ghiaioso, il sentiero è ben segnato e si cammina bene, ma ecco che sotto la vetta, cosa vedo?.. degli stambecchi, ciao… ora che arriverò lassù, loro saranno già a valle. Arrivati a metà salita qualcuno mi batte sulle spalle: eccoli! Mi dice Raffaele, gli stambecchi sono là, ci stanno osservando e noi guardiamo loro, ma sono troppo lontani per fotografarli, avvicinarsi a loro non è facile, per il ghiaione e grosse pietre. Sono troppo belli, voglio fotografarli, non mi scoraggio, camminando con piedi e mani, cercando di non far scivolare via qualche sasso, mi avvicino, ma sul più bello quando faccio per scattare la foto, la batteria è scarica "..che rabbia."
Nello zaino c'è quella di scorta, lentamente ritorno verso il sentiero cambio la batteria, loro sono sempre là che osservano i miei movimenti, tra rocce e sassi li raggiungo di nuovo e finalmente posso fotografarli. Felice, mi carico lo zaino sulle spalle (l'avevo lasciato sul sentiero) e raggiungo i compagni che avevano proseguito il percorso. Finito il canalone, pochi metri di cresta e poi eccoci in cima alla Vetta.
Il cielo è azzurro, il panorama è incantevole, davanti a me vedo un susseguirsi di montagne, la catena del Disgrazia innevata, il Diavolo e il Diavolino, famosi per noi Brembani, il Madonnino, il Rifugio Calvi con i suoi laghetti, ecc., e già sotto quasi a strapiombo ecco il lago del Diavolo, e il Rifugio Longo, lasciato appena qualche ora prima. Non ci stanchiamo di osservare, ma nello zaino c'è qualche cosa che ci aspetta, un bel panino con salame nostrano lo si gusta veramente tanto, ci sediamo e buon appetito. Ci fermiamo un po' ad osservare ciò che ci circonda, e gustare il nostro panino. Poi soddisfatti della bella giornata trascorsa, ritorniamo a valle, e alle nostre case.

Alla prossima.... Licini Maria





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Pagliari, la memoria nella pietra un Borgo Antico, fra i meglio conservati nella sua architettura rustica.
Un tuffo nel passato chi in queste poche righe cerca la cronistoria della Sottosezione alta Val Brembana.
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