Insediamenti in Valle Brembana

di Gianni Molinari

In questo breve scritto vorrei esporre le mie idee riguardo alla popolosità dell'alta Valle Brembana, ambiente montano simile ad altri territori alpini, in modo particolare alle Valli limitrofe, in questi ultimi 1000 anni. Ai tempi delle grandi glaciazioni, tutta questa zona alpina era ricoperta da ghiacciai perenni; in seguito al loro scioglimento (le date le lasciamo agli esperti), il nostro territorio, che va da un'altitudine minima di 500 mt. sino a 2500 mt. s.l.m., è il primo a rinverdirsi e la vegetazione inizia a prendere il sopravvento.
Si può ritenere che a quei tempi esso fosse vergine, ricoperto da boschi cedui e di alto fusto sino a quota 1400 – 1500 e con buona presenza d'acqua. I primi esseri viventi ad occupare questo territorio sono sicuramente gli animali; trattasi di fauna stanziale o migratoria che in questi luoghi trova il suo habitat ideale, grazie ad un buon clima, a buone acque ed ottimi pascoli.
Ecco poi, in un secondo tempo, arrivare l'uomo. Penso che i primi ad avventurarsi in queste zone fossero cacciatori, che esploravano il territorio, si soffermavano ma senza intenzione di stabilirvici e così, dopo aver cacciato, ripiegavano da dove erano venuti.Dopo queste prime esplorazioni sul territorio, grazie anche alla facilità di raggiungerlo dalle Valli limitrofe, sicuramente arrivano i pastori i quali, con i loro armenti, si soffermano più a lungo nella zona. Essi trovano gli alpeggi ed inizialmente li sfruttano solo nei periodi più caldi, per fare poi ritorno nei loro luoghi di origine per il resto dell'anno. La vera e propria occupazione del territorio avviene sicuramente ancora con i pastori, allorché inseriscono nei loro armenti, oltre agli ovini ed ai caprini, animali veloci nella transumanza, anche i bovini, bestie che necessitano di maggior cura, di un ricovero per la notte e per l'inverno e di grandi quantità di foraggio. Proprio per la diffusione di questo tipo di transumanza ritengo che il territorio inizi ad essere abitato in modo definitivo. L'uomo, che inizialmente arrivava da solo con le sue bestie, ora si porta appresso tutta la famiglia e deve quindi disporre di qualcosa di stabile per ripararsi e per vivere;ricalpesta i sentieri per sua comodità e per il passaggio del bestiame;lavora il territorio e ne sfrutta le risorse naturali per la sua sopravvivenza; costruisce un'abitazione idonea per sé e per la sua famiglia. Questa è la fase più importante dell'insediamento umano sul nostro territorio, che ha comportato inevitabilmente una serie di trasformazioni.
Accertato che nel periodo estivo si può sopravvivere, mentre ciò non lo è nel periodo invernale, l'uomo di quei tempi deve trovare un rapporto tra terra e foraggio e fra animali e bocche da sfamare; deve risolvere il problema di come procurarsi le scorte foraggere ed il cibo per il lungo periodo invernale ed un tetto per ripararsi.
I viveri gli provengono dagli allevamenti ormai diffusi in zona; si dà poi inizio al disboscamento, nei luoghi più accessibili, per il rifornimento di legna da ardere e da costruzione ed alla trasformazione dei terreni più comodi in prati che producono foraggio per gli animali per il periodo invernale. L'uomo deve pensare anche a salvaguardare quanto si è procurato con le sue forze, a proteggersi da altre persone che nel frattempo si sono insediate sul territorio: difendere, in poche parole, le sue proprietà. Quanto sia stato lungo questo periodo di tempo è difficile da immaginare; il territorio si può considerare pertanto colonizzato dopo l'insediamento di queste persone nei punti più idonei e strategici, i più ospitali e fruttiferi, con fuochi stabili, ma anche dove c'è transito di altre persone, cacciatori stanziali, armenti in transumanza, persone di passaggio. Quali sono i fattori che hanno inciso sull'aumento della popolazione di questo territorio così povero, per arrivare ad un indice demografico così alto dall'anno 1400 sino al 1950? Su un territorio dedito prevalentemente alla pastorizia, come già detto più volte, può vivere solo un determinato numero di persone, sfruttando le sue risorse naturali che sono il clima, né troppo freddo né troppo caldo, vale a dire di tipo temperato, la buona esposizione del territorio a Sud, l'acqua presente in abbondanza, la ricca vegetazione arborea per l'allevamento dei bovini, il legno dei boschi da ardere e da costruzione. Fatta questa premessa indispensabile, è doveroso chiedersi perché in alcuni territori alpini ad un certo momento si verifica un sovraffollamento che invece in altri territori, sia pure con le stesse caratteristiche, non accade. Ritengo che l'introduzione della religione sia il nodo cruciale di questo dilemma. Intorno all'anno 1000 è appurato che in Valle non si vive ormai più solo di pastorizia; si va diffondendo l'estrazione del ferro e la conseguente lavorazione del minerale nei forni.
Proprio in quegli anni un gruppo di famiglie del luogo chiede al Vescovo di Milano di poter sfruttare il sottosuolo, di avere cioè in concessione le miniere, dietro pagamento di tributi. Nel periodo della Repubblica di Venezia, interessata anche al nostro territorio per il valico di San Marco come collegamento con i Grigioni, scatta l'esenzione dalle tasse.
Tutto ciò costituisce un incentivo per gli abitanti della zona ma, come nota il Da Lezze nel suo censimento, "vi sono troppi fuochi e troppe anime in un territorio così limitato". E' pur vero che con l'arrivo della patata, i campi migliori vengono utilizzati per la coltivazione di questo tubero appetitoso, che ben presto occuperà un posto privilegiato sulle tavole dell'epoca, allorché la popolazione inizia a crescere in modo vertiginoso in tutta Europa. Per quanto riguarda la nostra Valle, penso sia stata, come già accennato, la diffusione della religione a determinare un aumento della popolazione in questo territorio. Nella Valli di Valtorta, Averara e Mezzoldo, appartenute alla Diocesi di Milano, sono transitati i primi divulgatori della buona novella, del Cristianesimo, il quale ha cancellato l'ateismo preesistente. In breve tempo si sono andati costituendo, in tutti i piccoli centri abitati, luoghi di culto, i cosiddetti "oratori", luoghi di preghiera e meditazione, per lo più stanza con raffigurazioni murali sacre, i quali continueranno a svolgere la loro funzione anche dopo la costruzione delle Chiese.
La divulgazione della religione cristiana avviene in modo costante e simultaneo in tutti i centri dell'alta Valle, tanto che già agli inizi del 1500 tutti i paesi avevano una loro Chiesa collegata alla Chiesa-madre. La presenza continua del clero in ogni frazione o paese di questo territorio chiuso e con pochi contatti con il mondo esterno, determina una forte crescita delle famiglie residenti.
L'emigrazione annuale o di più anni, che da sempre ha caratterizzato questa terra, era praticata solo dagli uomini i quali periodicamente ritornavano alle loro case dalle loro famiglie, portando i proventi del loro duro lavoro svolto lontano da casa e mantenendo rapporti affettivi e di affari. Le famiglie crescevano di numero ma rimanevano nei luoghi di origine. E' soltanto in questi ultimi 50 anni che si sta verificando uno spostamento di interi nuclei familiari i quali, trasferendosi altrove principalmente per motivi di lavoro, non ritornano più al loro paese natio; e così la nostra Valle si spopola e ritorna alle sue origini di territorio abitato solo da animali.



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